Parola al Curatore Francesco Mutti Raffaele

Breve narrazione di un lungo silenzio

Attraverso una precisa sequenza narrativa plasmata dalla contaminazione visiva scultorea di impostazione ready-made, Pamela Grigiante riassembla il proprio universo attraverso l’analisi intima dei pensieri che ogni mattina riporta e raccoglie sul proprio diario. Un giardino delle parole che ella coltiva di mese in mese e che cela, al suo interno, l’essenza di riflessioni, frasi in libertà, accenti, passioni, ricordi strazianti e infinite promesse di una vita apparentemente slegate da ogni contesto o logica e che assumono, di volta in volta, una carattere minuto e singolare, violentemente bizzoso e irascibile, tanto quanto lo è l’esistenza.

Dunque: una sintesi drammatica del post-mortem in cui il senso di ogni parola si disperde tra gli oggetti e i ritagli, il colore e l’arrendevole accoglienza del quotidiano, favorendo un tuonante silenzio interiore. Poiché quando si soffre, anche il termine piuma può procurare ferite. Allora l'anima è persa nel labirinto della mente fra lacerazioni, brutture e incendi, in attesa che giunga il tempo in cui la sua immortalità consegnerà la chiave di una nuova voce.

La Natura, dal canto suo, osserva invece indolente gli affanni dell’uomo: insetti elusivi e distratti che arrivano quando le cose sono ferme da un po', proliferando nell’immobilità della morte.

Breve narrazione di un lungo silenzio” è dunque visione distante e isolata, intima e cosmica al contempo, fra il gioco di una vita che continua e la violenza di un dolore inenarrabile di cui l'uomo si ciba per paura di vivere.

Proprio nel silenzio, le parole assumono il loro vero nome, il significato più puro e incontaminato: quelle che riaffiorano, poche in realtà, come gentili soffi di vento sono sufficienti a saziare l’anima. Il resto invece è uno squallido scenario che ci ostiniamo a chiamare Vita.